martedì 28 dicembre 2010

L'OSPEDALE NON CHIUDE

Il Partito Democratico di Monte Sant'Angelo ringrazia i propri esponenti regionali per il costante e proficuo lavoro che stanno svolgendo per la salvaguardia del nostro Ospedale. In particolare Elena Gentile, Dino Marino e Franco Ognissanti.

Nella giornata di ieri, si è tenuto un importante incontro tra l'Assessore Fiore e i Sindaci delle comunità interessate, alla presenza di una folta delegazione politica di Monte Sant'Angelo. Consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione, Assessori regionali, consiglieri comunali e segretari di partito, tutti insieme seduti intorno ad un tavolo per affrontare una questione la cui soluzione può essere raggiunta solo con l'impegno di tutti.

Era da tempo che il nostro paese non esprimeva una maturità politica così elevata. Ora occorre non abbassare la guardia e continuare sulla strada imboccata. Pertanto, invitiamo tutte le forze politiche a mantenere un certo contegno ed evitare inutili allarmismi, a sfondo demagogico e propagandistico, per non alterare il clima propositivo che si è venuto a creare.

domenica 26 dicembre 2010

Il PD è presente a difesa dell'ospedale






A DIFESA DELL’OSPEDALE

Il Partito Democratico condivide la preoccupazione della popolazione montanara sulla questione dell’Ospedale.

Anche in campo sanitario, la politica dei tagli del Governo Berlusconi–Tremonti produce danni. Infatti, la Regione Puglia sarà costretta a ridurre 2211 posti letto nel prossimo biennio, con gravi disagi per molte comunità.

Tuttavia, è opportuno precisare che:

· L’OSPEDALE DI MONTE NON CHIUDERÀ.

· Tutti i servizi sanitari attualmente esistenti resteranno (RSA, Radiologia, Laboratorio di analisi, Pronto Soccorso, Poliambulatorio, Assistenza domiciliare, 118, Consultorio, Dialisi ecc.).

· Nessun posto di lavoro verrà perso e nessun operatore sarà trasferito.

Il Partito Democratico, attraverso i propri rappresentanti regionali (l’assessore Elena Gentile, il presidente della Commissione Sanità Dino Marino, il consigliere Franco Ognissanti), si sta impegnando per evitare la riconversione del reparto di Geriatria e per potenziare la struttura con nuovi e qualificanti servizi.

venerdì 3 dicembre 2010

L’allegra gestione dei soldi pubblici dell’amministrazione Ciliberti

CHE FINE FANNO I NOSTRI SOLDI?

Quando l’Amministrazione aumentò l’IRPEF, tutti noi eravamo convinti che, a fronte di una maggiore entrata, il Comune avrebbe offerto più servizi ai cittadini. Così non è stato.

Oggi, a colpi di maggioranza e senza tener conto delle perplessità esposte dalle opposizioni, il governo cittadino targato UDC-PDL si è lanciato in un’operazione immobiliare senza precedenti: l’acquisto di due ruderi privati (il cinema Piemontese e quello detto “Rosso” di Via Estramurale), che costerà alle tasche dei cittadini di Monte un milione di euro circa.

Oltre alla mancanza di atti contenenti il percorso progettuale dell’eventuale intervento futuro, l’amministrazione non tiene conto del fatto che alla spesa prevista per l’acquisto si dovrà aggiungere la spesa occorrente per l’abbattimento e la ricostruzione degli immobili e, a quanto pare, anche per l’eventuale bonifica dell’amianto che ricopre il tetto di uno dei due fabbricati.

Anche se siamo convinti che la valorizzazione dell’area santuariale sia un obiettivo prioritario per la città, la cosa che non ci convince è il ricorso all’enorme indebitamento (mutui) per coprire i costi dell’intera operazione, in un futuro non certo roseo per le casse comunali, già abbondantemente prosciugate dai tagli di Tremonti.

Ci chiediamo, allora, come mai questa amministrazione spende così tanti soldi per finanziare simili operazioni immobiliari, mentre non riesce mai a reperire i fondi necessari a risolvere i tanti e gravi problemi che attanagliano il nostro paese (p.e. comparto Galluccio, Stampurlando, ecc.), scaricando il tutto sulle spalle dei poveri cittadini?

Caro Sindaco Ciliberti, ai tanti ricatti di assessori e consiglieri irresponsabili, non ti resta che rispondere con le tue dimissioni.

SAREBBE L’ATTO PIU’ RESPONSABILE

DEL TUO NEGATIVO MANDATO!!!


domenica 28 novembre 2010

IL SANTO “DETTO MIMMO”


Settimane fa, la sezione locale dell’UDC ed un fantomatico comitato civico plaudivano all’atto di responsabilità dell’Assessore “Detto Mimmo” che, nello scorso consiglio comunale, aveva ritirato l’obietto della sopraelevazione delle case di sua proprietà, nel Rione Carmine.

Già d’allora, la marcia indietro dell’Assessore non convinse il Partito Democratico, sicuro che qualcos’altro bolliva in pentola.

E infatti, guardando gli obietti del prossimo Consiglio Comunale, abbiamo avuto conferma che il SANTO ASSESSORE “DETTO MIMMO” non ha affatto rinunciato al suo interesse personale. Non trovando franchi tiratori nelle opposizioni, si è dovuto inventare uno stratagemma: le sue dimissioni da consigliere ma non da Assessore.

Una mossa astuta, poiché una volta superato l’ostacolo della sua incompatibilità e incassata la complicità del nuovo consigliere, l’obietto ad personam può essere approvato senza alcun problema dalla risicata maggioranza, conservando nel contempo il potere da Assessore.

Chissà come si sentiranno i tanti elettori che alle scorse elezioni comunali, con il loro voto, riposero tanta fiducia in questa persona, certi che li avrebbe ben rappresentati al Comune!!!

In verità, l’Assessore “Detto Mimmo” non è nuovo a simili cose. Ricordate la convenzione con il Consorzio di Bonifica del Gargano?

A quanto pare la fruttuosa collaborazione, che prevede la realizzazione di piccoli lavori di manutenzione pagati con i soldi dei cittadini montanari e realizzati dai lavoratori ex ITES, avrebbe permesso all’Assessore di ottenere un bel posto al caldo nel Consiglio dei Delegati dell’Ente.

Chissà che da quella posizione sia più facile per lui preparare la campagna elettorale per le prossime elezioni provinciali!

Caro Sindaco Ciliberti, mentre la tua nave affonda, i topi scappano pensando al futuro e portando con sé tutto quello che possono!

Alla fine il bravo Capitano, consumato dai tanti ricatti dei suoi amici, resterà solo al comando di una nave destinata agli abissi.

DIMETTETI!

domenica 21 novembre 2010

“I tagli di Tremonti e il Piano di rientro ospedaliero della Regione Puglia”: al Pd incontro con l’Assessore Elena Gentile

In occasione della campagna autunnale organizzata dal Partito Democratico su tutto il territorio nazionale, anche a Monte Sant'Angelo il circolo cittadino si mobilita per preparare l'alternativa al Governo della Destra e della Lega Nord, che ha letteralmente affossato il Paese.

Dal lavoro, alla scuola, alle università, alla Giustizia, all'ambiente, alle famiglie, alle imprese, alle tasse, Berlusconi ha mentito su tutto nascondendo una crisi economica con falsi proclami, mentre il suo Ministro, Tremonti, preparava la più grossa stangata degli ultimi anni.

Ad una razionalizzazione della spesa pubblica che rimettesse in moto il sistema economico, il Governo ha scelto la strada più semplice: tagli indiscriminati in tutti i settori nevralgici per la vita dei cittadini italiani. Ed è proprio quest'ultimi, e in particolar modo i redditi più bassi, che pagheranno lo scotto maggiore; un esempio tra tutti i tagli alla scuola e alla sanità.

Meno soldi, quindi, per l'istruzione e la formazione, per i giovani e per gli studenti; meno risorse per i Comuni e le Regioni che si vedranno costretti a mettere mano nelle tasche dei cittadini o a ridurre i servizi a loro dedicati.

Anche Monte Sant'Angelo paga le conseguenze di questo modo irresponsabile di fare politica: i primi a rischiare, infatti, saranno i servizi ospedalieri per i quali la Regione ha previsto una drastica riduzione, a causa del vincolo di rientro della spesa impostogli dal Governo centrale.

Di questo e di altro si parlerà nell'incontro che il Circolo PD cittadino ha organizzato domenica mattina presso la sede locale, alla presenza dell'Assessore Regionale Elena Gentile.

Contestualmente, lungo le strade del corso, sarà organizzato un sit-in con volantinaggio e distribuzione di materiale ai cittadini montanari per spiegar loro che il voto al PD rappresenta, oggi, l'unica alternativa per scacciare Berlusconi e ripristinare, così, le regole del buon vivere democratico

sabato 20 novembre 2010

L’AMMINISTRAZIONE MANDA IN PENSIONE I NONNI VIGILI

E’ di qualche giorno fa la notizia che l’Amministrazione comunale ha interrotto il servizio dei Nonni Vigili.

Tale servizio, istituito inizialmente per sopperire alla carenza di agenti di polizia municipale nel lavoro di gestione del traffico dinanzi alle scuole del nostro paese, ha assunto una finalità sociale sempre più crescente, tanto da diventare quasi indispensabile per gli alunni e i genitori.

La loro attività vicino ai plessi scolastici (spesso anche con condizioni atmosferiche proibitive), oltre a rappresentare un importante presidio di sicurezza e di presenza istituzionale, ha fatto sì che tra i bambini e questi volenterosi cittadini si creasse un rapporto di fiducia e, perché no, anche di famigliare confidenza.

Alunni e genitori, oggi, si sentono meno sicuri e meno tutelati a causa della mancanza di queste figure che i Vigili Urbani, nonostante il loro costante impegno, non riescono a rimpiazzare; per questo, i Dirigenti Scolastici hanno già rivolto un appello al Sindaco Ciliberti affinché affronti velocemente la questione.

Anche il Partito Democratico, tralasciando per un momento la becera polemica politica, chiede all’Amministrazione comunale di rivedere questa scelta sbagliata e provvedere urgentemente a ripristinare il servizio, perché sui temi che riguardano il bene comune di tutti i cittadini, grandi e piccoli che siano, non si può continuare a ragionare seconda una logica di speculazione politica di basso profilo.

“ALFANO SI OCCUPI DELL’EMERGENZA CARCERI, NON SOLO DEGLI AFFARI DEL PREMIER”. MICHELE BORDO VISITERÀ IL PENITENZIARIO DI FOGGIA DOPO IL RECENTE SUICID


Dov’è finito il piano straordinario promesso dal Governo per porre fine all’emergenza carceri? Mentre il ministro della Giustizia si occupa degli affari privati del premier a Foggia dobbiamo registrare l’ennesimo suicidio di un detenuto che ripropone la tragica situazione degli istituti di pena: sovraffollati e con personale insufficiente”.

Annuncia una visita nella casa circondariale del capoluogo Dauno l’on. Michele Bordo (Partito Democratico) “per toccare con mano il disagio e comprendere dalla viva voce degli operatori quali sono le difficoltà da fronteggiare quotidianamente in strutture ormai inadatte a garantire dignità e sicurezza a chi è vi recluso ed a chi vi lavora”.

Il deputato del PD ha cercato più volte di attirare l’attenzione del ministro Alfano sull’emergenza vissuta nel carcere di Foggia. In due interrogazioni (una del settembre 2008, l’altra di gennaio 2009) ha denunciato “l’inadeguatezza delle strutture, al cui interno è frequente la violazione delle norme sulla sicurezza o la salubrità”; così come ha chiesto delucidazioni sugli istituti di pena costruiti in Capitanata, spendendo oltre 10 milioni di euro, e mai attivati.

Il ministro non ha mai risposto ai quesiti specifici – afferma Michele Bordo – ma, proprio agli inizi del 2009, annunciava in pompa magna l’imminente elaborazione e attuazione di un piano straordinario di edilizia carceraria, alla cui realizzazione avrebbero collaborato e partecipato finanziariamente anche le imprese. Solo annunci a mezzo stampa! Da allora la popolazione carceraria a Foggia è arrivata ad essere il doppio del previsto e mancano almeno 70 unità al personale di sorveglianza per garantire servizi adeguati ai più elevati standard di sicurezza, per se stessi ed i detenuti.

Mentre a Roma ci si attarda a discutere su come evitare l’applicazione della legge penale ai potenti, nelle carceri ci sono uomini e donne che vivono ammassati l’uno sull’altro – conclude Michele Bordo – Ennesima dimostrazione dell’incapacità di questo Governo di porre mano e risolvere i problemi concreti delle nostre comunità”.

lunedì 15 novembre 2010

Un patto per il rilancio della città

L’elezione a Sindaco di Ciliberti, con UDC e PDL che “comandano” senza averne alcuna capacità, ha prodotto nella città disordine e totale assenza di progettazione; questo perché alla politica è stato anteposto l’interesse personale ora di un consigliere ora di un assessore, senza tener conto delle esigenze e dei problemi della città e dei cittadini (emergenza disoccupazione, nuova emigrazione giovanile…). È, questa, una situazione figlia non della buona politica, ma di quella che guarda solo alla carriera personale, di chi non vede oltre la punta del proprio naso.

È ora di rimboccarsi le maniche, di rialzare lo sguardo, di lavorare perché la nostra amata città ritrovi la forza di reiniziare una strada che sembrava oramai persa; è giunta l’ora che chi ha contribuito, in bene o in male, alla storia degli ultimi trent’anni faccia un passo indietro, mettendo la propria esperienza a disposizione di un nuovo modo di intendere la politica, che curi l’interesse di tutti, non di pochi, senza mortificare e svendere la nostra terra, perché Monte sa rappresentarsi da sola; è così che i montanari potranno riprendersi il territorio per costruire il proprio futuro.

Monte ha bisogno di una nuova classe politica, fatta di donne e uomini che non hanno nulla da farsi perdonare, ma che abbiano la voglia e la forza di lavorare per la città e per la propria gente.

Questo è il progetto al quale il Partito Democratico lavora, guardando in maniera chiara non solo alle forze politiche del Centro-Sinistra, ma anche a quanti – associazioni, circoli culturali, … – prendendo nettamente le distanze dalla coalizione UDC-PDL ora in amministrazione, ritengono che una fase nuova possa e debba assolutamente iniziare.

giovedì 11 novembre 2010

ASSETTO ORGANIZZATIVO


ASSEMBLEA CONGRESSUALE DEL 22 OTTOBRE 2010

Presidente
Orlando Pasquale
Segretario
d'Arienzo Pierpaolo

Probiviri e Revisori
Carbonelli Raffaele
Guerra Michele
Rignanese Pietropaolo
Santodirocco Libero
Stuppiello Giacomo

Gruppo Consiliare
Armillotta Salvino
Palumbo Pasquale
Pettinicchio Antonio
Vergura Luigi

Coordinamento
Arciuolo Girolamo
Ciociola Antonio
Ciuffreda Domenico
Ciuffreda Michele
Di Lascia Rita
Dubbini Nerio
Fidanza Matteo
Frisoli Pietro
Gatta Nunzio
Guerra Alessio
Guerra Giuseppe
Guidato Michele
Lauriola Luigi
Manzo Francesco
Palumbo Giuseppe
Pellegrino Felice
Ricucci Matteo
Rignanese Antonio
Rignanese Generoso
Rignanese Lucrezia
Rinaldi Matteo
Santoro Leonardo
Scirpoli Felice
Totaro Angelo

Segreteria
d'Arienzo Pierpaolo
Frisoli Pietro
Guidato Michele
Manzo Francesco
Palumbo Giuseppe
Rignanese Antonio
Rignanese Generoso
Rinaldi Matteo
Scirpoli Felice

Responsabile sede
Fidanza Antonio

lunedì 8 novembre 2010

Il documento politico-programmatico del Segretario

Ecco il "piano" che il nuovo segretario del Partito Democratico di Monte Sant'Angelo ha presentato durante l'assemblea congressuale del 22 ottobre. 5 le sezioni che vi proponiamo integralmente: Premessa, Monte Sant'Angelo e il Pd locale, Il rilancio del partito, I rapporti con le altre forze politiche, Il Pd nuova alternativa di governo.

PREMESSA
Capire perché il Partito Democratico non riesca ad emergere nello scenario politico nazionale e locale è impresa alquanto complicata. Alcuni affermano che questa difficoltà sia dovuta al grave problema, non ancora risolto, dello squilibrio informativo mentre altri, i più, all'acclarata carenza di chiarezza di idee negli stessi gruppi dirigenti nonché agli effetti di divisioni politiche interne, anche di carattere generazionali.
E' possibile, tuttavia, che il motivo di questa ritardata affermazione derivi dalla natura stessa che il PD si è voluto dare.
Il PD, infatti, è un partito molto "insolito" nello scenario politico italiano. Di certo rappresenta l'unico partito di stampo "europeo", fondato non su una semplice adesione ad una ideologia ma, bensì, sull'adesione a principi generali, su una leadership legittimata dal voto democratico dei militanti, sulla dialettica interna come valore statutario. Questi caratteri rendono il PD un partito "eccentrico" ed "unico" rispetto al resto dei soggetti politici, caratterizzati invece dall'avere una natura "ideologica" o "carismatica".
Durante la Prima Repubblica, i maggiori partiti (DC e PC) hanno visto il loro consenso basarsi sull'appartenenza ideologica dei militanti, mentre con l'avvento della Seconda Repubblica si sono diffusi i partiti a modello carismatico. Il PDL berlusconiano (e Forza Italia prima) rappresenta l'esempio più emblematico di modello carismatico di partito, anche se esistono altri soggetti minori che si ispirano allo stesso prototipo (l'Idv di Di Pietro, l'UDC di Casini, la Sel di Vendola ma anche il movimento di Fini e quello di Grillo).
In questi casi, il partito si identifica completamente con il leader, trovando in esso e per esso la sua unità. La comunicazione del leader è la sola accettata ed autorizzata, mentre il resto dei dirigenti si limitano semplicemente a fungere da cassa di risonanza della linea dettata dall'esponente di punta. Il dissenso, anche se democratico, nei fatti non è ammesso (pur essendo previsto nei documenti statutari), tanto è vero che il dissidio sulla linea politica viene subito interpretato come atto di tradimento e sintomo di congiura per scalzare il leader.
Esempi di "partito ideologico" in Italia, invece, ce ne sono pochi: uno di questi è la Lega Nord al cui carattere dottrinale, tuttavia, si aggiunge l'elemento carismatico della leadership di Umberto Bossi.
I partiti carismatici ed ideologici, sebbene possano contare su tutti i vantaggi di una comunicazione immediata, poiché non devono passare attraverso mediazioni, critiche dal basso, lotte intestine, soffrono di un grande limite strutturale: scomparso il leader, diminuito il collante ideologico e/o di interessi governativi, l'intero organismo è a rischio di estinzione.
Il PD, invece, è un partito che non può essere ricondotto a nessuno dei modelli precitati e, pertanto, non può eclissarsi o scomparire al venir meno di un singolo uomo.
E' un partito diverso perché diversa è la sua natura costitutiva: la scelta del leader attraverso un processo democratico come le primarie e il fatto che il ruolo di segretario sia contendibile sottrae carisma allo stesso; inoltre, i militanti hanno un ruolo predominante e ciò rende complicato trattarli come una semplice "macchina di propaganda". Per questo il PD rappresenta un modello di partito che nella maggior parte delle Democrazie europee risulta vincente, mentre in Italia rappresenta ancora una esperienza di difficile affermazione.
Questa sua natura, tuttavia, lo rende inadatto ai canonici strumenti politici oggi adottati.
Il modello prevalente di comunicazione in Italia è quello secondo cui il leader parla e traccia la linea politica e gli elettori militanti assorbono. Il Pd, invece, possiede una pluralità di voci a livello dirigenziale, una base di partito molto critica ed una linea politica derivante da una mediazione tra varie sensibilità. Tutto ciò ne indebolisce la capacità di mandare all'esterno un messaggio forte ed univoco, accusa mossagli principalmente dai propri simpatizzanti che, invece, sono più affascinati dall'efficacia comunicativa dei modelli alternativi.
Ma, a differenza degli altri partiti, il PD sembra avere maggiori chance di sopravvivenza e di consolidamento del consenso. E questo pensiero dovrebbe essere appreso innanzitutto dai propri iscritti.
E' un modo nuovo di militare quello proposto dal PD, basato sul fatto che non si tratta più di aspettare una "linea" e di diffonderla con feste e volantini; non si tratta nemmeno di andare ogni tanto a votare per le primarie. Un partito dialettico implica che ognuno dei suoi aderenti o simpatizzanti si "faccia partito", nei luoghi di lavoro, nelle associazioni, nelle relazioni sociali, senza attendere che qualcuno gli dica cosa fare, ma prendendo l'iniziativa agendo in prima persona ed accollandosi in pieno la responsabilità politica del proprio agire, aiutando a costruire una società più giusta a partire dal quotidiano. Non militanti, quindi, ma tutti dirigenti politici, tutti in grado di dettare una linea politica nel proprio ambito d'azione. In questo modo, la voce del leader PD diventerà la sintesi di tante voci che parlano nella società italiana. E suonerà molto più forte e viva (Wooster B., 2010).
MONTE SANT'ANGELO E IL PD LOCALE.
Lo scenario politico a Monte Sant'Angelo, presenta un quadro non molto chiaro e con contorni poco delineati, rispecchiando le diverse criticità che ritroviamo anche a livello nazionale.
L'amministrazione attualmente in carica proviene da un esperimento aggregativo che, partito da una lista civica, ha assunto una caratterizzazione via via sempre più politica.
Attualmente il primo cittadino può contare su una maggioranza risicata, costituita da 11 consiglieri riconducibili a due partiti, l'UDC e il PDL, supportati da una "variabile indipendente".
Ancor prima della vittoria, tuttavia, l'aggregazione elettorale che andava sotto il nome di "Uniti per Monte" presentava già i primi limiti, a causa della sua natura costitutiva basata non su un progetto politico ma su un semplice "patto tra uomini", provenienti tra l'altro da esperienze e culture politiche differenti e completamente in antitesi tra loro. La carenza di esperienza politica e amministrativa da parte del Sindaco, poi, ha fatto il resto.
Oggi Monte Sant'Angelo si ritrova ad essere governata da una maggioranza che sembra non riuscire a realizzare nessuna nuova iniziativa, limitandosi semplicemente ad amministrare la cosa pubblica in via del tutto ordinaria. Questa paralisi, se da un lato protegge il paese da scelte scellerate ed irreversibili, provoca un ulteriore impoverimento nella comunità, in termini sociali, economici e demografici.
Una comunità, quella montanara, del tutto rassegnata e lontana anni luce dalla vita politica, diffidente nei confronti di qualsivoglia nuova esperienza. Questo è l'ostacolo principale con cui deve fare i conti il Partito Democratico e tutto il resto del centro-sinistra montanaro.
All'opposizione da circa un decennio, con una breve parentesi non condivisa a pieno da tutti, il centro-sinistra deve confrontarsi con un proprio elettorato disaffezionato, sfiduciato e ormai stanco di divisioni interne, eccessivi protagonismi e linee politiche poco comprensibili. Un elettorato che, nonostante tutto, rappresenta ancora la maggioranza nel paese (come dimostrato nell'ultima competizione regionale), che è lì che attende di ricevere l'offerta politica migliore da poter condividere con entusiasmo, non limitandosi solamente ad orientarsi (come accaduto negli ultimi anni) sul "meno peggio".
Sarà in grado il centro-sinistra e il Partito Democratico di assolvere a questo importante compito?
"Uniti per Monte" è riuscito, anche se per poco tempo, ad accendere la speranza all'interno di quel segmento di elettorato non condizionabile, definito dai più come "voto di opinione". Un tipo di voto, quest'ultimo, che sembra non essere legato aprioristicamente a nessuno schieramento politico, ma tendenzialmente di centro-sinistra. Un voto che negli ultimi anni ha determinato la vittoria di Nigri e poi di Ciliberti, ma che ha subito preso le distanze dalle rispettive esperienze, a causa della sua spiccata capacità di capire e subodorare i "falsi profeti".
La difficile situazione del centro-sinistra va di pari passo, ma forse ad essa è riconducibile, con una crisi di identità e di finalizzazione dell'azione politica, che caratterizza il Partito Democratico.
Alle primarie del 14 ottobre 2007, il PD era riuscito a suscitare un forte interesse grazie alle innovative modalità di costituzione e al grande messaggio di apertura lanciato. L'ingresso di tanti giovani e di tante energie provenienti dalla società civile aveva generato aspettative molto positive sul percorso di affermazione dello stesso.
Poi, a causa di modalità vecchie e superate di concepire la politica, di personalismi e interessi sterili finalizzati solo all'occupazione dei posti di comando, della poca esperienza del gruppo giovanile incapace di fare squadra e della difesa di rendite di potere di alcuni, si è verificato il calo di quella forza propulsiva iniziale.
Oggi il PD di Monte Sant'Angelo, nonostante le tante vicissitudini, possiede tutte le carte in regola per poter diventare valida alternativa di governo: è dotato di idee, proposte e risorse umane di grande valore che risultano ancora inespresse, ma che i più attenti elettori hanno già percepito.
Così come accade a livello nazionale, anche il locale circolo soffre di una difficoltà di sintesi politica, dovuta principalmente alla natura molto eterogenea delle singole sensibilità che lo compongono. Esperienze diverse, in epoche passate addirittura in conflitto tra loro, rappresentano il limite per cui ogni decisione, dalla più importante alla più banale (come la stesura di un testo pubblico da affiggere fuori la sezione), deve essere digerita lentamente, attraverso macchinosi passaggi. Tutto ciò consente di partorire una linea condivisa e conosciuta da tutti, ma con il grande limite della tempistica che si traduce con il fatto di essere l'ultimo partito locale ad esprimersi sulle vicende, dando così l'impressione di essere sempre "a ruota" degli altri.
La capacità di adottare in tempi rapidi anche decisioni politiche difficili e la velocità di esportarle, condividendole velocemente con l'elettorato, sono sintomi il più delle volte di autorevolezza, compattezza e dominio della scena politica.
Tutto questo, al momento, manca al PD di Monte Sant'Angelo.
IL RILANCIO DEL PARTITO
Come già accennato in precedenza, il PD non è né un partito "carismatico" né un partito "ideologico". La differenza con le altre realtà politiche si accentua, ancor più, quando si passa dal livello nazionale a quello locale.
A Monte Sant'Angelo non esistono ad oggi, sia nel centro-destra che nel centro-sinistra, soggetti politici che abbiano le stesse caratteristiche del PD ma, soprattutto, egual numero di militanti che partecipano così attivamente alla vita interna.
La tipologia più diffusa è quella del partito autoreferenziale, basato cioè sulla presenza di un singolo soggetto con un certo "bagaglio" di voti, coadiuvato da un gruppetto di persone (più o meno abbondante) che lo sostengono.
Partiti con una certa consistenza numerica sono riconducibili all'Italia dei Valori e al Popolo delle Libertà, mentre è chiaro che l'Unione di Centro al momento (sebbene abbia diversi rappresentanti in Consiglio e nella Giunta Comunale) è ridotto ad una semplice aggregazione di facciata.
Nonostante le innumerevoli condizioni favorevoli, il Partito Democratico di Monte Sant'Angelo stenta ad affermarsi come soggetto politico con una certa autorevolezza ed efficacia e, quindi, occorre approntare un ragionamento piuttosto complicato, per capire come riconquistare e potenziare il consenso all'interno della città.
Il primo problema da risolvere è la mancanza di coesione interna.
Un gruppo dirigente poco compatto lancia un messaggio negativo all'esterno, per cui nessuno lo reputa credibile e degno di essere ascoltato e seguito. Occorre, quindi, che i soggetti deputati al governo del partito si vestano del ruolo di coordinatori, e non di padroni, facendo dell'umiltà e della capacità di ascolto i punti cardini del proprio operato.
Credere di aver sempre ragione e comportarsi in modo arrogante, senza cercare continuamente la condivisione e l'appoggio del partito e degli altri, è il più grave errore che si possa commettere.
Partecipazione, condivisione, capacità di coinvolgimento, responsabilizzazione e coesione del gruppo sono gli obiettivi che ogni singolo dirigente deve perseguire, con continuità.
Esistono persone all'interno del partito che possiedono competenze ed esperienza di notevole valore; valorizzare questi soggetti significa coinvolgerli nel processo di costruzione del partito e della linea politica, con un occhio però rivolto al mondo esterno e alla società civile, da cui possono giungere ulteriori risorse "fresche" da coinvolgere. Nuovi ingressi, costituiti da giovani, donne e uomini che devono sentirsi inclusi e non esclusi, coinvolti e valorizzati e non semplici numeri da piazzare all'interno di un organismo direttivo.
Il secondo nodo da affrontare è l'efficacia dell'azione esterna.
Molto spesso il Partito Democratico è accusato di essere assente sulle principali tematiche locali, dando così adito a retro pensieri che lo vedrebbero coinvolto in tacite alleanze con l'attuale maggioranza.
Tralasciando gli aspetti legati alle fantasie popolari, il vero problema del partito è la mancanza di dialogo con il proprio elettorato e il resto dei cittadini. E come se, usando una metafora, il PD trasmettesse il proprio pensiero su onde radio a bassa frequenza, mentre il resto del paese risultasse sintonizzato sulle medie ed alte frequenze. Il messaggio lanciato non viene ascoltato né percepito dagli uditori e quindi continua ad essere la "voce di uno che grida nel deserto".
Occorre, quindi, uscire fuori dalla sezione e cominciare a riprendere quell'azione politica che ha sempre caratterizzato i partiti popolari. Occorre che il Partito Democratico risintonizzi il proprio messaggio e il proprio ascolto sulle onde radio frequentate dai cittadini; solo così può sperare di riguadagnare autorevolezza.
Ma in che modo si può realizzare una simile cosa?
Attraverso la ripresa dell'iniziativa politica.
Incontri, dibattiti, seminari, attività di ricerca e formazione, contatti continui con chi, pur stando fuori del paese, manifesta il proprio interesse alle problematiche cittadine sono la chiave per poter sbloccare il meccanismo perverso che si è instaurato; parlare alla città e ai propri abitanti dei loro problemi; farli sentire coinvolti e attori principali di un processo politico altamente partecipativo. Non vergognarsi di interrogare le persone sui propri bisogni e mettersi all'ascolto di chiunque voglia condividere con il partito i propri timori. La sezione deve diventare il punto di riferimento dei cittadini, il luogo in cui palesare le proprio idee, i propri pensieri, le difficoltà personali con la consapevolezza di essere ascoltati e, soprattutto e se possibile, di poter ricevere una risposta: il problema del singolo deve diventare il problema del partito.
In poche parole il Partito Democratico deve spostare il protagonismo politico cittadino dai singoli uomini, che agiscono per lo più in chiave clientelare, ai soggetti politici collettivi.
Quanto più convincente ed incisiva è quest'azione di radicamento del partito, quanto più si parlerà alla gente con chiarezza ed efficacia comunicativa, tanto più consenso si potrà sperare di raccogliere.
I RAPPORTI CON LE ALTRE FORZE POLITICHE
Ad un'azione finalizzata al radicamento del partito nella società montanara, si deve affiancare parallelamente la ripresa di un dialogo con le altre forze politiche cittadine.
Il quadro politico nazionale tarda a delinearsi, per cui il PD di Bersani al momento sembra diviso sulla scelta se rivolgersi al mondo cattolico-moderato di centro o se tirarsi dentro il mondo della sinistra, definita più radicale. Un passo importante il segretario nazionale lo ha già fatto, proponendo le primarie ed incassando così la disponibilità al dialogo da parte di Sinistra, Ecolgia e Libertà, che fa capo al Presidente Nichi Vendola.
Le difficoltà registrate in ambito nazionale, sembrano accentuarsi ulteriormente a livello locale, dove la situazione politica è leggermente più complicata.
Il PD rappresenta attualmente il partito più consistente, anche numericamente, del centro-sinistra montanaro. Questo fatto, se da un lato lo pone su un piano di relativa tranquillità, lo rende il soggetto politico a cui compete la responsabilità e l'onere di ricompattare una coalizione disgregata e priva di una visione comune; partendo, tuttavia, da un assunto di base che, alle attuali condizioni, il PD non è autosufficiente e, quindi, non è in grado di poter vincere le prossime elezioni amministrative.
Come già accennato in precedenza, l'amministrazione comunale risulta costituita attualmente da esponenti riconducibili all'UDC e al PDL, con l'appoggio di qualche soggetto che si definisce "indipendente".
Questo tipo di assetto politico, naturalmente, già limita abbastanza le possibilità di dialogo tra il PD e l'Unione di Centro. Spiegare ai cittadini un'alleanza tra PD ed UDC, oggigiorno, diventerebbe assai complicato e si rischierebbe di lanciare un messaggio poco chiaro e, soprattutto, pericoloso anche per la stabilità interna del partito. Tuttavia, ciò non significa che il Partito Democratico non debba guardare al centro. Occorre, anzi, almeno fino a quando gli assetti resteranno tali, muoversi con convinzione ma nello stesso tempo accelerare il processo politico finalizzato alla conquista di quell'elettorato cattolico-moderato che, oggi, si sente tradito da Ciliberti e dalla sua precaria amministrazione e che è in attesa di scegliere su chi investire alle prossime elezioni comunali.
Parlare, quindi, al mondo delle parrocchie, dei moderati e di tutti quegli uomini che possiedono una tradizione politica di centro. Tutto questo è possibile e risulterebbe alquanto facile a realizzarsi poiché il PD, proprio per la sua natura costitutiva, racchiude al suo interno anime riconducibili al mondo di centro, che possono rappresentare il ponte per queste nuove aperture politiche.
Esiste, poi, a sinistra un mondo che, uscito a pezzi e demoralizzato dall'esperienza negativa di "Uniti per Monte", non può certamente essere lasciato scoperto e in balia degli avvenimenti. Occorre, sin da subito, riattivare i canali del dialogo con questi esponenti che si rifanno non solo a soggetti politici come Sinistra Ecologia e Libertà, Socialisti o Federazione delle Sinistre, ma anche a culture ed esperienze pregresse di militanza diverse, sempre nell'ambito della sinistra.
Un mondo che, come confermato dai vari segnali sparsi un po' ovunque, ha ancora tanto da dire e che potrebbe rappresentare il valore aggiunto grazie al quale ottenere una vittoria elettorale a livello locale, ma anche nazionale.
Esiste, infine, un mondo collegato alle associazioni e alla società civile a cui i più tendono, ma che nessuno realmente riesce a coinvolgere.
Un mondo difficile poiché fatto di tante sfaccettature. Un segmento di società che, tuttavia, va coinvolto per la sua capacità intrinseca di penetrare all'interno dell'opinione pubblica, attraverso un duro e costante lavoro.
A questo mondo il PD deve guardare con particolare interesse, perché rappresenta quella parte di elettorato che costituisce l'essenza stessa del partito.
L'apertura alle associazioni e alla società civile deve avvenire, tuttavia, tenendo conto che spesso questi contesti potrebbero celare proposte che, quando sono state accettate tal quali, sono risultate perdenti o poco produttive. È l'esempio di tanti soggetti "pescati" dalla società civile che, per la loro immagine e per la loro professionalità, sono stati scelti come rappresentanti del popolo e che hanno presentato, sin da subito, tutti i limiti della mancanza di esperienza, competenza e condivisione politica.
Ciò ovviamente non significa chiudere le porte a coloro che provengono da questo mondo; la scelta dei rappresentanti, però, deve avvenire in modo oculato e soprattutto con il contributo dei soggetti politici coinvolti.
Il tema dei rapporti con le altre forze politiche è importante non solo ai fini della costituzione di una probabile coalizione di governo, ma perché rappresenta il momento di sintesi politica più alto, grazie al quale si partoriscono i nomi dei rappresentanti istituzionali.
Partire con la proposizione di un'autocandidatura, preclude ogni margine di manovra per raggiungere l'unità. Definire il candidato Sindaco e i candidati consiglieri comunali senza aver prima costruito la base di condivisione di un progetto politico, che deve caratterizzare il successivo operato dell'amministrazione, significa fare un errore strategico, che quando commesso ha portato al fallimento del governo della città e a ripercussioni durature e negative sul consenso ai partiti coinvolti.
Pertanto, è auspicabile l'attuazione di un percorso che parta da un progetto politico, che diventi anche programma elettorale su cui chiedere la fiducia ai cittadini e programma di governo su cui basare la propria azione amministrativa, e termini con la scelta dei nomi di coloro che dovranno tradurre in azioni la strada tracciata.
Così facendo, anche il metodo di selezione del "Primo Uomo", attraverso l'istituto delle primarie (tanto caro al PD) o all'individuazione diretta da parte della coalizione, diventa ininfluente e soprattutto scevro da qualsiasi condizionamento e strumentalizzazione, passando in secondo piano ed assumendo un significato più propagandistico, anziché delineandosi come momento di vera scelta o di probabile divisione.
IL PD, NUOVA ALTERNATIVA DI GOVERNO
Il Congresso rappresenta un momento importante e delicato della vita di un partito politico, durante il quale viene tracciata la rotta che si intende seguire per raggiungere l'obiettivo prefissatosi.
E' fuori dubbio ormai che a Monte Sant'Angelo si stia assistendo alla fase terminale di un processo politico che ha visto l'affievolirsi, via via sempre più consistente, del consenso nei confronti dei partiti di centro-sinitra, relegati al ruolo di opposizione da ormai qualche anno.
Pensare, però, di risolvere questa crisi attraverso il semplice cambio di uomini alla guida dei partiti, risulta alquanto riduttivo e fuorviante.
Non ci può essere, infatti, rinnovamento senza una drastica innovazione del modo di fare ed intendere la politica. Le divisioni generazionali, gli scontri tra il vecchio e il nuovo o la sterile sostituzione di nomi non può portare a niente di buono, se il cambiamento non viene vissuto come momento di crescita collettivo. Non una rottamazione del vecchio, quindi, ma un passaggio naturale e fisiologico da una condizione ormai satura ad una condizione più dinamica ed entusiasmante, coerente con il messaggio che si vuole proporre. Il tutto partendo da ciò che di buono è stato fatto nel passato e con il contributo di chi ne è stato l'artefice; ma nello stesso tempo prendendo coscienza degli eventuali errori commessi, al fine di migliorare la propria azione ed evitare il ripetersi di scelte sbagliate.
Nessuna nuova alternativa di governo, tuttavia, può essere costruita senza aver ben chiaro in mente ciò che si vuole realizzare.
L'analisi dello stato di fatto di un paese ormai impoverito socialmente, politicamente ed economicamente, costituisce il primo passo da compiere nella stesura di un nuovo progetto di governo. Conoscere la realtà che ci circonda, le dinamiche sociali ed economiche interne consente di tastare il polso alla comunità che ci si appresta a rappresentare, per capirne i bisogni, le aspettative e, perché no, i sogni.
Occorre, pertanto, lavorare per la stesura di un progetto che dia l'indicazione di "Un'idea di città", a cui il PD sta già lavorando. Un progetto che sia patrimonio di tutti gli iscritti, ma che abbia l'ambizione di diventare patrimonio comune di un'intera coalizione e, quindi, della città.
Un programma che dia nuove indicazioni sul tipo di sviluppo che si vuole dare al paese, progettando il futuro a partire dall'esistente: un entroterra ricco di risorse, con una elevata capacità produttiva multiforme; una zona industriale già infrastrutturata e quindi competitiva, capace di attrarre ancora investimenti esterni; una zona pianeggiante dalla spiccata vocazione agricola e commerciale; un centro abitato disgregato, dal punto di vista urbanistico e sociale, ma costruito sul vero cuore pulsante dell'economia urbana, il Santuario e il centro storico; un patrimonio culturale e architettonico che non aspetta altro che essere valorizzato e condiviso con il resto del mondo; un patrimonio naturale e ambientale, meta di tanti turisti e studiosi.
C'è bisogno, pertanto, di rimboccarsi le maniche per aspirare ad avere giorni migliori (parafrasando lo slogan nazionale).
Occorre avviare una seria discussione sulla pianificazione urbanistica del territorio (PUG), dalla quale dipende parte dello sviluppo economico e sociale della nostra comunità, pensando al paese come parte integrante di un sistema comprensoriale che, dal Gargano e passando per la provincia, raggiunga i confini regionali e nazionali; ripensare ad un modello innovativo di assistenza al cittadino, ponendo quest'ultimo al centro dell'attenzione dell'attività amministrativa del comune, in termini di offerta dei servizi e di aumento della qualità della vita; rivedere le pratiche di governance, da un lato costruendo un rapporto nuovo tra il cittadino e l'istituzione basato sulla trasparenza, l'efficacia e la semplificazione amministrativa e dall'altro riattivando una collaborazione tra comune e altre istituzioni e agenzie di sviluppo territoriali; è necessario investire sulle competenze e sulle capacità del mondo del lavoro locale, mediante un nuovo modo di intendere l'istruzione e la formazione, per non farsi trovare impreparati di fronte alle nuove opportunità di lavoro che si affacceranno; aumentare la competitività del territorio per attrarre nuovi e più consistenti investimenti.
Tuttavia, per risollevare le sorti del nostro paese non basta un semplice programma elettorale. Occorre che gli uomini, chiamati a tradurre in azioni amministrative le cose in esso contenute, credano fermamente nell'importanza del ruolo che ricoprono e si donino, gratuitamente e liberi da ambizioni personali, alla realizzazione di questo progetto.
Il nostro è un paese che ha la necessità di vivere una nuova primavera, una fase che da molti viene reclamata con forza, con il ricordo rivolto alle esperienze passate e con il pensiero proiettato a stagioni migliori. Un paese che negli ultimi anni, a causa anche di fattori che vanno ben oltre le responsabilità locali, ha visto ridurre il proprio prestigio e saltare alla notorietà, solo per fatti legati alla cronaca nera.
E' arrivato il momento di osare, di scommettere puntando sulle nuove generazioni e su chi ha a cuore il nostro paese, mettendo da parte le preoccupazioni di un precoce fallimento o, come qualche volta accade, i propri interessi personali.
E'necessario ridare fiducia ai cittadini e riaccenderne le coscienze ormai assopite; occorre infiammare gli animi degli iscritti e quelli degli elettori, perché da essi possa partire il riscatto del partito e dell'intero centro-sinistra montanaro.

domenica 24 ottobre 2010

IL PARTITO DEMOCRATICO ELEGGE IL NUOVO SEGRETARIO



Si è svolta venerdì scorso l’Assemblea Congressuale del Partito Democratico di Monte Sant’Angelo per l’elezione del nuovo segretario cittadino e del gruppo dirigente, che avranno il compito principale di accompagnare il partito al prossimo appuntamento elettorale: le elezioni comunali.
La discussione, aperta con un intervento dell’on. Michele Bordo, ha visto la partecipazione di tanti iscritti e simpatizzanti che si sono confrontati su diverse tematiche, una tra tutte il ruolo che il partito deve assumere per rilanciare l’azione politica e giungere, così, alla costruzione di una nuova alternativa di governo.
Durante i lavori il nuovo segretario, Pierpaolo d’Arienzo, ha presentato il documento politico contenente le linee programmatiche che caratterizzeranno il proprio mandato e quello del nuovo gruppo dirigente.
I temi posti sul tavolo della discussione hanno riguardato sostanzialmente il rilancio del partito, attraverso il coinvolgimento degli iscritti, l’apertura alla società civile e al mondo dell’associazionismo e, infine, il coinvolgimento dei cittadini quali attori principali di un processo politico altamente partecipativo.
Tutto questo attraverso la ripresa dell’iniziativa politica, con un’attenzione particolare all’efficacia comunicativa.
Insomma una vera scaletta di impegni che dovranno portare il Partito Democratico a diventare punto di riferimento per i cittadini montanari, spostando così il protagonismo politico dai singoli uomini, che agiscono per lo più in chiave clientelare, ai soggetti politici collettivi.
A quest’azione di radicamento, tuttavia, si dovrà affiancare una ripresa del dialogo con le altre forze politiche cittadine, appartenenti allo schieramento di centro-sinistra, con lo sguardo rivolto al mondo cattolico e moderato, che oggi si sente tradito da Ciliberti e dalla sua precaria amministrazione.
Al PD, in quanto forza maggioritaria, spetta il compito, la responsabilità e l’onere di ricompattare una coalizione disgregata e priva di una visione comune, relegata al ruolo di opposizione da ormai qualche anno.
Si è parlato anche delle prossime elezioni amministrative.
Il PD ha ormai imboccato la via del vero rinnovamento, inteso non come scontro generazionale ma come momento di crescita collettivo e passaggio naturale e fisiologico da una condizione ormai satura ad una più dinamica ed entusiasmante, partendo da ciò che di buono è stato fatto nel passato e con il contributo di chi ne è stato l’artefice, ma nello stesso tempo imparando dagli errori commessi per evitare il ripetersi di scelte sbagliate.
Sul tema scottante delle candidature, all’interno del partito le idee sembrano essere abbastanza chiare.
Partire con la proposizione di un’autocandidatura preclude ogni margine di manovra per raggiungere l’unità. Definire il candidato Sindaco e i candidati consiglieri comunali senza aver prima costruito la base di condivisione di un progetto politico, che deve caratterizzare il successivo operato dell’amministrazione, significa fare un errore strategico, che quando commesso ha portato al fallimento del governo della città.
La strada da seguire, invece, è quella che parte da un progetto politico condiviso con la città, che diventi anche programma elettorale su cui chiedere la fiducia agli elettori e programma di governo su cui basare la propria azione amministrativa, e termini con la scelta dei nomi di coloro che dovranno tradurre in fatti le scelte operate.
Così facendo, anche il metodo di selezione del “Primo Uomo”, attraverso l’individuazione diretta da parte della coalizione o l’istituto delle primarie (tanto caro al PD), diventerebbe ininfluente e soprattutto scevro da qualsiasi condizionamento e strumentalizzazione, passando in secondo piano ed assumendo un significato più propagandistico, anziché delinearsi come momento di vera scelta o di probabile divisione.

Da Partito Democratico di Monte Sant’Angelo.

domenica 17 ottobre 2010

QUESTIONE DI CHIAREZZA POLITICA!


Il Partito Democratico non accetta lezioni di etica e di morale dal consigliere Giuseppe Totaro né da qualsiasi altro politicante del centro-destra montanaro.

La mannaia di Tremonti si è

abbattuta, con inesorabile violenza, su tutto ciò che riguarda il lavoro, la salute e la formazione dei cittadini, provocando ormai di fatto il taglio di servizi essenziali.

La dura protesta di migliaia di insegnanti e lavoratori, Sindaci e Presidenti di regione (con bilanci ormai al collasso) non sono di certo il segno di un “isterismo collettivo”!!!

Per quanto riguarda il futuro dell’Ospedale di Monte, su proposta del Partito Democratico, il Consiglio Comunale ha approvato un ordine del giorno (Delibera n. 42 del 16/7/2010) nel quale ha rigettato la previsione del piano di riordino regionale e ha avanzato una proposta di potenziamento della struttura. Quell’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità e, quindi, anche dal consigliere Giuseppe Totaro!

Da allora, il Partito Democratico sta lavorando incessante-mente per fare pressione sulla Regione, attraverso i propri rappresentanti, affinché la proposta venga accettata.

Vogliamo inoltre far notare, a quanti sostengono che il consigliere Damiano Totaro

è un iscritto del PD, che ciò è falso, pretestuoso e viene affermato da chi, tre anni fa, ha contribuito alla vittoria di Ciliberti ed è, pertanto, corresponsabile dell’attuale disastrosa situazione politica!

Damiano Totaro è consigliere di una maggioranza PDL-UDC e nello stesso tempo privato sostenitore di un consigliere regionale del PD (Dino Marino); siamo certi che alle prossime votazioni gli elettori sapranno scegliere meglio i propri rappresentanti, punendo coloro i quali continuano a fare della politica una “merce di scambio”!

sabato 25 settembre 2010

CILIBERTI TRA CASE, RICATTI E OPERAZIONI IMMOBILIARI

La seduta del consiglio comunale di mercoledì 22 è andata deserta a causa della mancanza di due consiglieri di maggioranza: Marco Galli e Giovanni Granatiero.

All’ordine del giorno il discusso accapo del Piano di recupero ZOT B/2 - Variante urbanistica ad iniziativa privata, tanto caro all’Assessore ai Lavori Pubblici, Ciuffreda Domenico.

La forzatura sta provocando non pochi grattacapi alla maggioranza targata PDL-UDC in quanto sembrerebbe che, nonostante le grosse difficoltà e l’incompatibilità dell’interessato, quest’ultimo abbia posto un ultimatum sulla questione. Insomma un ricatto bello e buono che rischia di far traballare la già precaria maggioranza di governo.

Il Partito Democratico, che ha sempre mantenuto una posizione nettamente contraria sull’argomento, da qualche mese sostiene che ormai il Sindaco Ciliberti non ha più i numeri per governare e chiede insistentemente le dimissioni del primo cittadino per consentire agli elettori montanari di scegliersi un nuovo governo cittadino.

Ma come Berlusconi, il Sindaco continua imperterrito a logorarsi ed inveire sulla comunità montanara, con la sua inoperosità ed inefficienza.

Nonostante sia continuamente sottoscacco per la scomoda presenza dell’undicesimo consigliere di turno (la maggioranza è passata da 14 ad 11 consiglieri), Ciliberti preferisce ingoiare “i rospi”, cedendo ai ricatti dei singoli e alla sempre più insistente rivendicazione della prossima candidatura a Sindaco da parte del PDL (la qual cosa esclude, sin da ora, una sua possibile riconferma).

L’immobilismo del Sindaco, nel frattempo, lascia campo libero a figure politiche che si credeva ormai morte e sepolte e che tanti danni hanno provocato al paese, mentre consente a consiglieri ed assessori di fare i propri comodi, assicurandosi rendite personali mediante l’elargizione di favori ad amici, parenti e conoscenti.

A tutto ciò si aggiunge l’ultima novità: alcune operazioni immobiliari (tra gli altri obietti del consiglio) che costeranno al paese e ai cittadini qualche centinaia di migliaia di euro e di cui non si conosce il progetto complessivo né quale sia l’interesse collettivo e sociale che si vorrebbe perseguire con il loro acquisto.

Ci chiediamo, allora, come può oggigiorno un Comune (che dice di non avere soldi) indebitarsi per acquistare immobili a cifre da capogiro senza avere un chiaro progetto in mente, mentre vi sono ancora interi quartieri (vedi Galluccio e Stamporlando) che versano nel più totale degrado ed abbandono, privi di strade asfaltate e di altri servizi essenziali?

Può un Comune chiedere ulteriori sforzi economici ai propri cittadini (vedi addizionale IRPEF ecc.), senza restituir loro servizi ed infrastrutture che ne aumentino la qualità della vita?

E’ evidente, ormai, che il Sindaco e la sua maggioranza UDC-PDL sono completamente incuranti dei problemi che attanagliano la città e la comunità ed è per questo che il Partito Democratico ribadisce nuovamente la necessità di ritornare alle urne per risollevare le sorti del paese, invitando il primo cittadino ad un ultimo atto di responsabilità.

mercoledì 8 settembre 2010

CILIBERTI, GRANATIERO E LO SFASCIO DELLA SCUOLA A MONTE.





La scorsa primavera l’Amministrazione Ciliberti ha deciso che, a partire da settembre 2010, molti dei bambini che frequentano le Scuole dell’Infanzia e della Primaria non usufruiranno più del servizio scuolabus.


Il nuovo regolamento adottato, infatti, prevede che i bambini che abitano a meno di 500 metri da una scuola (e sono la maggior parte) non possiedono i requisiti indispensabili per accedere a tale servizio.



Questa sciagurata decisione, oltre a creare seri problemi gestionali alle scuole, è palesemente in contrasto con le vigenti leggi dello Stato secondo le quali ogni genitore è libero di mandare i propri figli nella scuola che ritiene più opportuna per la loro formazione, violando un sacrosanto diritto sancito anche dalla nostra Costituzione.



Nonostante molti genitori abbiano sollecitato l’assessore Granatiero e l’Amministrazione sfascia paese UDC-PDL a rivedere la loro decisione, con arroganza hanno risposto che “così è deciso”, tant’è vero che, in questi giorni, alle ignare famiglie è stata recapitata un’incomprensibile lettera, con la quale l’Amministrazione comunicava l’impossibilità di garantire ai loro figli il servizio. Eppure, fino ad oggi, il trasporto degli alunni ha funzionato perfettamente e il servizio è stato sempre assicurato!



Dunque, perché Ciliberti e Granatiero vogliono cambiare le carte in tavola? Quale oscuro intento dell’Amministrazione UDC-PDL si cela dietro il banale pretesto del risparmio economico, atteso che a quanto pare né il numero degli autisti e degli scuolabus né le distanze di percorrenza sono variati?



Granatiero e Ciliberti sanno che il servizio che vogliono sopprimere è di vitale importanza, specie se entrambi i genitori lavorano?


Sanno che questa loro decisione porterà ad avere scuolabus vuoti e strade congestionate dal traffico, visto che i genitori saranno costretti ad accompagnare personalmente i figli a scuola?



Perché allora l’Amministrazione comunale, nonostante l’enorme avanzo di amministrazione (soldi non spesi), ha mantenuto l’addizionale IRPEF pur potendola eliminare (come proposto dal Partito Democratico) ed ora vuole togliere anche i servizi essenziali alla popolazione? A cosa serve pagare delle tasse in più (vedi addizionale IRPEF) se poi questi soldi non vengono restituiti ai cittadini sotto forma di servizi?



Sembra quasi che Granatiero e Ciliberti si siano ammalati della sindrome Gelmini-Berlusconi: demolire la scuola!



Il PD critica fortemente questa scelta scellerata e si schiera al fianco delle tante famiglie danneggiate.



CHIEDE, INOLTRE, A QUESTA PENOSA MAGGIORANZA DI CONVOCARE URGENTEMENTE UN CONSIGLIO COMUNALE PER DISCUTERE DEL PROBLEMA E MODIFICARE AL PIÙ PRESTO IL REGOLAMENTO, RIPRISTINANDO COSÌ IL SERVIZIO SCUOLABUS.



La scuola ed i servizi ad essa connessi sono un diritto che né Granatiero, né Ciliberti, né l’Amministrazione UDC-PDL possono abolire o negare!



Comunicato Stampa