La discussione, aperta con un intervento dell’on. Michele Bordo, ha visto la partecipazione di tanti iscritti e simpatizzanti che si sono confrontati su diverse tematiche, una tra tutte il ruolo che il partito deve assumere per rilanciare l’azione politica e giungere, così, alla costruzione di una nuova alternativa di governo.
Durante i lavori il nuovo segretario, Pierpaolo d’Arienzo, ha presentato il documento politico contenente le linee programmatiche che caratterizzeranno il proprio mandato e quello del nuovo gruppo dirigente.
I temi posti sul tavolo della discussione hanno riguardato sostanzialmente il rilancio del partito, attraverso il coinvolgimento degli iscritti, l’apertura alla società civile e al mondo dell’associazionismo e, infine, il coinvolgimento dei cittadini quali attori principali di un processo politico altamente partecipativo.
Tutto questo attraverso la ripresa dell’iniziativa politica, con un’attenzione particolare all’efficacia comunicativa.
Insomma una vera scaletta di impegni che dovranno portare il Partito Democratico a diventare punto di riferimento per i cittadini montanari, spostando così il protagonismo politico dai singoli uomini, che agiscono per lo più in chiave clientelare, ai soggetti politici collettivi.
A quest’azione di radicamento, tuttavia, si dovrà affiancare una ripresa del dialogo con le altre forze politiche cittadine, appartenenti allo schieramento di centro-sinistra, con lo sguardo rivolto al mondo cattolico e moderato, che oggi si sente tradito da Ciliberti e dalla sua precaria amministrazione.
Al PD, in quanto forza maggioritaria, spetta il compito, la responsabilità e l’onere di ricompattare una coalizione disgregata e priva di una visione comune, relegata al ruolo di opposizione da ormai qualche anno.
Si è parlato anche delle prossime elezioni amministrative.
Il PD ha ormai imboccato la via del vero rinnovamento, inteso non come scontro generazionale ma come momento di crescita collettivo e passaggio naturale e fisiologico da una condizione ormai satura ad una più dinamica ed entusiasmante, partendo da ciò che di buono è stato fatto nel passato e con il contributo di chi ne è stato l’artefice, ma nello stesso tempo imparando dagli errori commessi per evitare il ripetersi di scelte sbagliate.
Sul tema scottante delle candidature, all’interno del partito le idee sembrano essere abbastanza chiare.
Partire con la proposizione di un’autocandidatura preclude ogni margine di manovra per raggiungere l’unità. Definire il candidato Sindaco e i candidati consiglieri comunali senza aver prima costruito la base di condivisione di un progetto politico, che deve caratterizzare il successivo operato dell’amministrazione, significa fare un errore strategico, che quando commesso ha portato al fallimento del governo della città.
La strada da seguire, invece, è quella che parte da un progetto politico condiviso con la città, che diventi anche programma elettorale su cui chiedere la fiducia agli elettori e programma di governo su cui basare la propria azione amministrativa, e termini con la scelta dei nomi di coloro che dovranno tradurre in fatti le scelte operate.
Così facendo, anche il metodo di selezione del “Primo Uomo”, attraverso l’individuazione diretta da parte della coalizione o l’istituto delle primarie (tanto caro al PD), diventerebbe ininfluente e soprattutto scevro da qualsiasi condizionamento e strumentalizzazione, passando in secondo piano ed assumendo un significato più propagandistico, anziché delinearsi come momento di vera scelta o di probabile divisione.
Da Partito Democratico di Monte Sant’Angelo.